Interessante analisi filosofica dei cambiamenti dei regimi estetici del postmoderno. Dal ruolo dell'arte come politica di partizione del sensibile comune, nel dargli voce, nel libero gioco dell'arte nella promessa di emancipazione in viaggio attraverso le categorizzazioni imbriglianti della società consumistica attuale. Sembra quasi una trappola tesa alla creazione artistica che pare non si possa più definire autonoma. Storia epigona per le rappresentazioni letterarie ed includendo le installazioni, nonché le varie opere di rottura nel genere pittorico del futurismo; il contributo è in parte prima con riferimento ai "Problemi e trasformazioni dell'arte critica" descrittiva in modo puntuale ma complesso. Si accede poi all'inestetica di Alain Badiou che nella definizione "rapporto/non rapporto dell'opera d'arte moderna si affacciano in modo consensuale al politico, periodo entro cui l'estetica cerca continuamente di definirsi originale e per se stessa in posizione di denuncia. Impurificazione formale che la letteratura e/o il cinema sono impedite dal farlo, causa contaminazione anche qui politica.
Ciò che evidenzia Rancière è tuttavia la perenne politicità dell'arte con la propia alterità, nel libero gioco di autonoma definizione; Estetica significante del bello per la creazione umana e innaturale;
La parte terza è la plateale fusione conclusiva e postmoderna dell'estetica e della politica nell'etica, che narra nella definizione inscritta:
L'etica è la dissoluzione della norma nel fatto, l'identificazione di tutte le forme del discorso e della pratica, a partire da uno stesso punto di vista indistinto.
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