Indagine datata 2010 nella speculazione edilizia all'italiana. Molte le problematiche affrontate dai grandi progetti infrastrutturali alle modifiche dei piani regolatori nei comuni di montagna, tutti delineati da un chiaro intento di arricchimento ai danni dell'ambiente e delle generazioni future. Taglio cronicistico, a partire dalla narrazione dei vari piani casa e condoni edilizi approvati in Italia, per passare alla sconfitta di Renato Soru e del suo piano edificatorio in Regione Sardegna (con l'impedimento di nuove costruzioni entro i 2km dalla costa). Passando quindi ai grandi capitali mafiosi che si riciclano rapidamente nel mattone, ai casi concreti e attualissimi del post terremoto de L'Aquila, le seconde case delle alpi e vari altri progetti di centri commerciali, stadi, autodromi e autostrade.
La necessità di case in Italia se rapportata alla demografia ed al tasso di proprietà abitativa rivela che si costruisce quasi solo per seconde case e/o aumenti ingiustificati di cubature commerciali i quali sprofondano il tessuto della media e piccola impresa italiana. La crisi in atto dal 2008 anche nell'edilizia sottolinea la differenza con le buone pratiche che si possono adottare per fare riaffiorare l'artigianato piccolo della ristrutturazione e decoro con annessi e connessi di tutte le altre tradizioni manifatturiere italiane. Guardando poi all'economia dei servizi si nota pure come il sovradimensionamento dei vari capannoni del nordest e/o dei centri commerciali, sia anacronistico in un epoca che pone al centro le comunicazioni informatiche ed il commercio elettronico.
Il vulnus sta proprio nel fatto che quasi la totalità dei parlamentari italiani la pensa allo stesso modo. Una volta esaurito il territorio di che cosa vivremo?