Testo del 2008 che mette in relazione i vari aspetti del capitalismo presente e passato, in un analisi pregna di numeri e percentuali oggettiva. Deludente è purtroppo e col senno di poi tutto l'ottimismo che l'accompagna e che con l'aggravarsi della crisi economica e delle disparità denota una certa miopia verso il dominio della finanza. Ciò che sta succedendo non è ascrivibile ad un episodio, ma al radicarsi e al rivoltarsi della gestione monetaria in ambito privatistico e non democratico come l'autore alla fine del libro auspicava; penso ad esempio alle varie banche centrali che sono private e attraverso il meccanismo del signoraggio bancario non solo non rispondono a nessun elettorato, ma espongono progressivamente il mondo alla catastrofe del debito.
martedì 30 aprile 2013
giovedì 11 aprile 2013
L'altra New York - Sharon Zukin
Viaggio nei cambiamenti della città di New York attraverso la prospettiva della gentrificazione in chiave sociologica. Di facile e piacevole lettura è una sorpresa innovativa. Studio che vede al centro quartieri un tempo popolari come Brooklyn, l'East Village, Williamsburg e Harlem cambiati e diventati d'Élite con le varie riqualificazioni e trasformazioni della struttura comunitaria attorno a essi. Il processo ha inizio dagli anni 1960 circa, allorquando la zonizzazione urbana su spinta ed in forza delle tesi di Jane Jacobs nel suo famoso "Vita e morte delle grandi città" propose una modernizzazione a misura del cosiddetto "villaggio urbano", cercando cioè di mantenere alcune peculiarità come gli edifici bassi ed il piccolo commercio evitando le grosse strade di scorrimento all'interno dei quartieri.
Il risultato ad oggi sotto vari aspetti è dato dalla forte impronta economico-consumistica e di profitto che ora determina in tutto il mondo l'espulsione dei ceti medio-bassi dove il profitto è consequenziale. E così quartieri un tempo autentici si trasformano in mega centri commerciali all'aperto e/o in villaggi turistici/dormitori che era la mia ricerca d'analisi.
Infatti il parallelo con le stazioni sciistiche di montagna accostatomi anche da altri libri è evidente, perché dove si crea un "economia dei forti" e cioè globale e speculativa, inevitabilmente le comunità mutano verso l'aumento di spesa e di benessere per la località nella geografia antropologica delle alte professionalità e redditualità, ma con una recisione del passato autentico delle popolazioni con la loro espulsione; nel caso di New York si assiste ad un arricchimento iniziale dell'offerta artistica e controculturale per poi assumere i contorni del consumo oggettivo come meta. Che dire, sempre nel parallelo con le destinazioni turistiche, si giunge quindi ad una forte antropizzazione che è nell'ordine delle cose fino a che la popolazione aumenta, salvo poi creare notevoli problematiche economico ambientali se non si qualificano le risorse in maniera sostenibile nel lungo termine.
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