Testo della collana "Giustizia e politica costituzionali" del gruppo Giappichelli editore di Torino.
Si tratta di un'analisi comparata del reddito di cittadinanza e dell'attuale (2013) stato dell'arte e relativi fondamenti costituzionali. Metodologicamente rigoroso, si parte dalla fase costituente della Repubblica nel quale si inquadrano le fondamenta per una esistenza libera dalle necessità impellenti sottoforma di reddito; tanto stringente è la questione che viene vista in riferimento al primo articolo della costituzione "Repubblica fondata sul lavoro". I vari dibattiti parlamentari riassunti vanno poi a confrontarsi con l'evoluzione europea nella seconda parte del testo. Immediatamente la percezione è modificata, se all'inizio della Repubblica la piena occupazione è descritta come scopo da raggiungere e conseguibile con un forte contratto sociale in cui tutti si impegnano (e per prima la costituzione) ad eliminare tutti gli ostacoli al suo ottenimento, nella fase attuale, in un mondo in cui al lavoro manuale in molti casi si è sostituito il lavoro intellettuale e delle macchine, ci si concentra sull'analisi deliberatoria.
La fase conclusiva è una seria ricapitolazione degli esempi di reddito di cittadinanza applicati in Italia a livello locale e in Europa a livello nazionale. Quello che è oramai un discorso politico, una necessità data la precarietà e la complessità dei tempi moderni viene declinato nella possibilità di un reddito attivo nell'attuazione del welfare complessivo, con periodi di riqualificazione professionale accanto a periodi lavorativi retribuiti quasi ad andamento di mercato, rivalutando cioè la parte di rischio individuale all'interno di una rete sociale e legislativa di solidarietà diffusa, con risorse a sostegno del reddito sostenute dalle tasse di tutti, in maniera progressiva ma puntuale, aumentando l'efficienza complessiva dello Stato in funzione anticiclica e pro-crescita a rimedio delle ineguaglianze.