lunedì 12 novembre 2018

Nuovi montanari. Abitare le Alpi nel XXI secolo - Federica Corrado, Giuseppe Dematteis, Alberto Di Gioia


FrancoAngeli pubblica questo studio a più mani circa i nuovi flussi di migrazione verso le aree interne delle Alpi. L'attenzione viene posta dapprima alle nuove politiche per la montagna come l'istituzione delle "Aree Interne" con fondi dedicati, si passa poi a leggere il contesto territoriale, i comuni, le dinamiche demografiche e le interviste ai nuovi abitanti delle seguenti valli (terre alte): Val Tanaro, Valle Gesso, Valle Maira, Valle di Susa, Valpelline, Ossola, Val Chiavenna, Val di Cembra, Agordino-Cadore-Comelico-Zoldano, Carnia.
Dalla data di pubblicazione del 2014 in poi è in atto un calo di popolazione a livello nazionale e nonostante i microtrend di ripopolazione ed i casi particolari qui descritti la tendenza rimane quella dello spopolamento.

Le motivazioni principali nei nuovi abitanti sono principalmente le occasioni di lavoro, la qualità della vita ed il senso di comunità che ancora si prova in montagna oltre alla possibilità di una migrazione di ritorno con la pensione.
I settori economici prevalenti sono le nuove forme di agricoltura e turismo sostenibile, le professioni ubiquitarie grazie all'estendersi della banda larga ed anche l'assistenza domiciliare. Le zone considerate vivono in pochi casi e di riflesso il fenomeno degli impianti di risalita che incidono sui servizi offerti nella misura in cui avvicinano agli standard delle zone periurbane, però creando sostanzialmente una omogeneizzazione urbana e gentrificazione in tutta l'area alpina di etnia italiana qui analizzata con la conseguente perdita delle peculiarità montane dovute al turismo di massa ed alla finanziarizzazione dell'economia. Il tema del cambiamento climatico ovviamente penalizza lo sci, ma nella progettualità attuale non vede prevalere un approccio scientifico ma emotivo. L'indirizzo delle politiche delle Aree Interne prova a dare delle priorità d'investimento come le comunicazioni fisiche e digitali, il mantenimento del presidio del territorio con l'agricoltura ed i servizi sanitari, certo con carenze di finanziamenti e di formazione alla progettualità delle popolazioni coinvolte, manca insomma un "Débate public" alla francese reiterato e costruito per indirizzare le energie nella formazione continua, stanziale e pratica volta all'ottenimento dei fondi anche europei. Le spinte produttive dei molti nuovi giovani migranti stranieri stanno già cambiando la demografia e forse anche la competitività delle Terre Alte. Gradevole lettura.

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